Gli Esercizi a Vocal Tract Semi Occluso o SOVTE si sono diffusi in modo particolare nell’ultimo ventennio in tutti gli ambiti che riguardano la riabilitazione della voce, l’allenamento vocale e la didattica del canto.

Ma sono davvero una novità?

In realtà sembra che alcuni di questi esercizi già venivano utilizzati addirittura nel teatro greco come modalità di riscaldamento vocale per gli attori dell’epoca.

Curioso no?

E allora perchè stiamo ancora qui a parlarne se la tradizione gli riconosce una storia così antica?

Nel momento in cui nasce la Scienza della Voce, in epoca moderna e sempre in rapida evoluzione,

grazie all’utilizzo di sempre nuove e più raffinate tecnologie,  nasce anche la necessità di studiare meglio questi esercizi e comprendere se alla base ci sono evidenze scientifiche che possano supportare e giustificare il loro utilizzo in ambito terapeutico.

Una tappa fondamentale di questo processo è l’individuazione della configurazione ottimale che le corde vocali assumono durante una buona vocalizzazione.

Lo studio della dott. K. Verdolini (pubblicata sul Journal of voice nel 1998) suggerisce che le “corde appena addotte o appena abdotte” sono una buona configurazione, che consente di ottenere una buona resa vocale con il giusto grado di stress d’impatto.

La misurazione del “quoziente di contatto elettroglottografico” (EGG CQ) aveva permesso di giungere a questa conclusione.

Una voce risonante sarebbe il risvolto “psico-acustico” di tale configurazione biomeccanica.

Esercizi di humming sembra che favoriscano l’emergere di  sensazioni di vibrazione anteriore, collegati inevitabilmente ad un buon accostamento cordale.

E indovina un pò, cos’è l’humming?

Sì esatto, uno dei tanti esercizi vocali a vocal tract semi- occluso.

Ecco che l’interesse della scienza vocale punta nella direzione della dimostrazione dell’efficacia di tutti questi strambi esercizi.

Inizia la  ricerca delle evidenze scientifiche.

Nel frattempo già dagli anni ’60 in Finlandia si utilizzava un tubo di vetro al fine di facilitare l’emissione vocale in soggetti disfonici.

Forse anche il fittizio allungamento del vocal tract con questo strano strumento era capace di favorire indirettamente un “buon grado” di adduzione vocale?

Lo studio che la dottoressa A.M. Laukkanen dell’università di Tampere (Finlandia) stava portando avanti per dimostrare l’efficacia della fonazione nei tubi di vetro o metallo, al fine di modificare l’impedenza del vocal tract ( normalmente molto bassa rispetto all’impedenza glottale) ispirò irrimediabilmente il più riconosciuto scienziato della voce a livello mondiale, I.Titze.

Così nel 2000 viene pubblicato questo lavoro “Phonation into a straw as a voice building exercise”, con il quale Titze ipotizza che un effetto simile a quello ottenuto dalla sua amica e collega finlandese era possibile ottenerlo anche con la fonazione in delle semplicissime cannucce da caffè ( difficili da trovare qui in Italia) perchè sembrava proprio che anche queste alterassero l’impedenza del vocal tract, provocando un effetto “a ritroso” sulla configurazione delle corde vocale e addirittura allenando la muscolatura respiratoria senza che neanche il soggetto se ne rendesse conto.

Insomma, l’intuizione del dott. I. Titze sembrava proprio aver fatto un grande “bingo”.

Poteva mai esserci qualcosa di più semplice che “suonare una cannuccia” per allenare la voce?

Forse sì . Un tubo di silicone! Questa volta in acqua!

Più morbido, flessibile, piacevole al tatto.

Il famoso LAX  VOX della dottoressa Marketta Sihvo, Ph.D., logopedista finlandese, si stava diffondendo in tutto il mondo proprio in quegli stessi anni.

Negli anni ’90 infatti, la logopedista finlandese ebbe un’idea a dir poco geniale ( già te ne ho parlato qui sul mio blog, ma se ancora non l’avessi fatto dai uno sguardo qui)

Lax Vox un’idea logopedicamente geniale 

Questa idea consisteva nel dare una nuova veste, morbida, flessibile e accattivante all’ormai già vetusto ed eccessivamente delicato tubo di vetro finlandese e della sua versione di metallo, fredda e distaccata.

E di utilizzare una bottiglina di acqua per produrre delle magiche e divertenti “bolle sonore”

Un SOVTE anche questo ? Ovviamente sì!

Gli esercizi a vocal tract semi- occluso si dividono in due MACRO categorie, quelli semplici (come ad esempio prolungare delle consonanti nasali, come nel caso dell’humming o della sirena, fonare in una cannuccia in aria come quella di I. Titze o in una maschera per ventilazione come quella di A.Borragan, la cup fonation etc..) e quelli a doppia fonte di vibrazione , dove si attiva una seconda fonte di vibrazione oltre a quella cordale, come ad esempio il lax vox o qualunque tubo immerso in acqua, il lip trill diffuso dalla celebre logopedista brasiliana M.Behlau, tongue trill , raspberry etc.

Il comune denominatore sembra essere appunto , l’aumento dell’impedenza del vocal tract. Questo produce un Bio Feedback potremmo dire “retroattivo” ( mi assumo la piena responsabilità dell’utilizzo di questo termine” ndr) capace di produrre un effetto a “ritroso” ovvero dal FiLTRO (il vocal tract) verso la FONTE (corde vocali) quando noi siamo sempre impegnati a spiegare tutta la genesi della fonazione in direzione lineare, ovvero dalla FONTE al FILTRO.

Questo biofeedback “non lineare” sembra essere capace di scatenare una serie di effetti “a catena” sulla giusta configurazione assunta dalle corde vocali in fonazione ( ricordi lo studio della dottoressa K. Verdolini?), la produzione di una voce più facile ed economica con effetto positivo sul giusto grado di stress d’impatto cordale etc… fino ad arrivare addirittura ad una regolazione della muscolatura respiratoria.

Insomma, gli studi continuano e le evidenze scientifiche sembrano incoraggiare l’utilizzo di questi strumenti di facilitazione fonatoria sia in ambito riabilitativo che di allenamento vocale.

Uno dei primi metodi di riabilitazione vocale a mostrare maggiori evidenze scientifiche riguardo l’utilizzo del suono facilitatore dell’humming è proprio quello della dott.ssa K. Verdolini, il Lessac-Madsen Resonant Voice Therapy (LMRVT).

Fu la conoscenza un pò più approfondita di questo metodo a stimolare in me l’idea di un percorso riabilitativo fondato sull’esperienza di più esercizi a vocal tract semi- occluso, un percorso che oggi definirei “multi sovte”.

Così nel 2009- 2010 , mentre i più grandi studiosi della voce si riunivano in America per discutere sulle evidenze scientifiche riguardanti l’utilizzo dei sovte nella terapia logopedica vocale, la sottoscritta nel suo piccolo studio delineava una serie di esercizi a vocal tract semi occluso come step fondamentali inseriti in un percorso più ampio di approccio globale al paziente disfonico.

Nel mio piccolo, illuminata dagli studi degli scienziati d’oltreoceano, di cui sapevo ancora molto poco, avevo intuito che era necessario dare una nuova direzione alla voce dei miei pazienti

Ma il punto cruciale resta sconosciuto ad uno sguardo così superficiale.

Basta davvero dare uno strumento in mano ad un paziente come un tubo di silicone o una cannuccia per facilitare la fonazione, per dire che abbiamo fatto riabilitazione?

Ovviamente e categoricamente NO.

Il punto cruciale è il COME utilizzi questi strumenti e quale capacità hai di adattarli alle singole e specifiche esigenze di ogni paziente .

E qui la cosa non è più così facile! Ma questa è ancora un’altra gran bella storia!

Se questo piccolo e superficiale sguardo ti è sembrato interessante o utile mi piacerebbe avere la tua opinione, puoi scriverla qui sotto, nei commenti.

Grazie per la tua attenzione!

Federica Avolio

P.S.

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Federica Avolio

 

 

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